CLASSE  TERZA 

Anno scolastico 2003/2004

Una vecchia foto:     inventiamo un racconto

Viale Rimembranza.jpg, 45kB

C'era una strada nella Malnate degli anni trenta, chiamata Viale Rimembranza.
Oggi quella via ha cambiato nome: si chiama via Marconi, è nel centro del paese e spesso la percorriamo in auto o a piedi magari per recarci all’Ufficio postale o in un noto supermercato o vi camminiamo al sabato tra le bancarelle, curiosando qua e là.

È in questo viale appunto che accadde un fatto, nell’autunno del 1930, che vi vogliamo raccontare.

Erano i primi giorni di ottobre, la scuola era iniziata da poco, e il viale Rimembranza sembrava ancora più largo e prolungato, illuminato com’era dai tiepidi raggi del sole pomeridiano che disegnava sul fondo in terra battuta sia l’ombra compatta del muro continuo che fiancheggiava il lato sinistro della strada, sia le ombre più varie delle chiome dei tigli appena piantati in lunghi filari.

Tutto era calmo e tranquillo in quel momento: Giuseppe, un ragazzino di circa dieci anni,  era lì, all’inizio della via, con aria soddisfatta, tenendo saldamente in mano la sua cartella di cuoio marrone, così come si tiene una borsa-valori; se ne stava dritto in piedi a pochi passi dal muro dietro il quale si intravedevano alti e folti alberi, con accanto i suoi amici di sempre: Paolino e Angelo.

All’altro angolo del viale, a pochi passi dalla villa coi muri decorati e l’alto palo legnoso della luce, quasi appoggiato a un pilastro della recinzione, si vedevano tre figure di vecchietti dall’età incerta (s’invecchiava prima a quei tempi!): il signor Piero si appoggiava come al solito sul suo bastone, Giovanni sembrava soffermarsi volentieri a guardarsi attorno e Ambrogio, il più distinto di tutti, teneva per mano la piccola Rachele, un po’ infastidita dal sole ma serena accanto al nonno.

Un normale pomeriggio di vita malnatese, penserete voi, ma quello non era stato un pacifico intermezzo pomeridiano, anzi…la vedete quella figura là in fondo che sembra andarsene via, verso il portone di una grande casa chiara? Quello era Eugenio, un giovanetto un po’ discolo che qualche ora prima… ma andiamo con ordine.

Appena terminate le lezioni scolastiche, Eugenio e Giuseppe, compagni di classe, si erano ritrovati vicini nel ritornare a casa. Eugenio aveva cominciato a insistere perché Giuseppe gli prestasse la sua cartella coi compiti da ricopiare. Ma con più Eugenio insisteva, con più Giuseppe si rifiutava: era molto affezionato alla sua cartella e a tutte le sue cose e non voleva privarsene neanche per poco, figurarsi poi mettere tutti i suoi beni scolastici nelle mani di quel disordinato di Eugenio: non sarebbero certo tornati in buone condizioni. Così, discutendo, arrivarono in viale Rimembranza e a un certo punto dopo un ennesimo: - No, non te la do la mia cartella! -  Eugenio perse la pazienza  e diede uno spintone a Giuseppe, Giuseppe glielo restituì e poi ne seguirono altri da entrambe le parti. E in mezzo a quel trambusto, l’amata cartella di Giuseppe finì per terra. Arrivò nonno Ambrogio, di corsa, nonostante l’età, che cercò di fermare i litiganti. La piccola Rachele, spaventata dalle grida, si mise a piangere. Ambrogio e Giuseppe allora cercarono di calmare la bambina ed Eugenio, svelto, ne approfittò per arraffare la cartella e scappare via. Paolino e Angelo, altri bambini del paese che passavano di lì (si conoscevano tutti), compresa al volo la situazione, rincorsero Eugenio fino a metà del viale.

Il vecchio Piero intanto, che arrivava piano piano, per meglio vedere cosa stava accadendo appoggiò in fuori il suo bastone ed Eugenio che correva affannato, la cartella stretta al petto… inciampò e cadde. Stava per rialzarsi ma Giovanni, che da lontano aveva osservato tutta la scena, lo bloccò. Tutti insieme intimarono a Eugenio di restituire la cartella altrimenti l’avrebbero detto alla maestra, una vecchietta molto conosciuta e assai temuta in paese; aveva istruito tanti Malnatesi, quaranta alla volta nella sua classe, e guai a chi fiatava: il malcapitato veniva incenerito dal suo sguardo.

Così Eugenio, al sentir nominare la maestra, forse per la paura di vederla comparire sul viale Rimembranza, dato che anche lei percorreva quella strada, a malincuore consegnò la cartella a Paolino ed egli la riportò a Giuseppe, che aspettava sconsolato all’inizio della via.

Tutti raggiunsero Giuseppe mentre Eugenio se ne andava a casa, camminando mesto in mezzo al viale.

Passati quei burrascosi istanti, baruffe da ragazzi però che non lasciavano grossi danni, tutto era tornato sereno e forse, chissà, dato il buon cuore di quella gente di allora, magari Giuseppe ci avrà ripensato e avrà fatto copiare, lui presente, il compito a Eugenio che tanto ci teneva.

 

(Un grazie a quelle persone, fotografate nella cartolina, che noi abbiamo fatto rivivere con la fantasia, dando loro un nome e una nuova storia.)

 

                                                                                                           Tutti gli alunni e la maestra Anna